Israele, gli hotel diventano rifugi per sfollati
Mentre il conflitto armato infuria ai confini settentrionali e meridionali di Israele, l'emergenza umanitaria porta oltre 125.000 israeliani a essere evacuati dalle zone di pericolo. In risposta a questa crisi, il Ministero del Turismo israeliano ha orchestrato un sforzo senza precedenti per ospitare gli sfollati, coinvolgendo hotel e strutture in diverse regioni del Paese. Inizialmente concentrata sulle comunità del nord, l'evacuazione è stata estesa a tutte le aree di conflitto lungo i confini del Paese. Un centro di controllo a Tel Aviv, operato in collaborazione con la Israel Hotels Association e la National Emergency Management Authority, ha gestito l'alloggio di oltre 90.000 evacuati in hotel, piccole strutture e ostelli, offrendo loro pensione completa e altri servizi alberghieri.
La situazione è costantemente monitorata dal Ministero del Turismo per garantire il supporto necessario a ogni individuo, comprese le esigenze speciali. Scuole temporanee sono state aperte per garantire l'istruzione dei bambini, consentendo il trasferimento delle famiglie da un hotel all'altro per facilitare la continuità dell'istruzione.
La crisi ha portato a una collaborazione senza precedenti: le sale conferenze sono diventate magazzini per beni di prima necessità, mentre club e aree per bambini sono stati trasformati in asili. Il personale degli alberghi, insieme ai volontari locali, si è dedicato con empatia e solidarietà per offrire un ambiente accogliente agli sfollati, trasformando gli hotel in case temporanee.
Da Netanya a Tel Aviv-Jaffa, da Tiberiade all'area del Mar Morto ed Eilat, gli hotel si sono trasformati in rifugi. Oltre a fornire alloggio, le strutture si sono adattate alle esigenze delle famiglie sfollate, accogliendo persino animali domestici. Anche i cittadini israeliani si sono uniti all'impegno, collaborando con gli hotel per offrire supporto psicologico, terapie, attività per bambini e donazioni di beni di prima necessità. L'ospitalità e il calore dimostrati in questa crisi emergono come esempi tangibili dell'unità e della resilienza della comunità israeliana.
Nonostante il contesto di conflitto, il desiderio di aiutare e l'atmosfera di accoglienza rimangono saldi. Gli albergatori, insieme al personale, attendono con ansia di poter riprendere il loro impegno per accogliere i viaggiatori e gli ospiti in futuro. Le città coinvolte, come Netanya, Tel Aviv-Jaffa, Tiberiade, Eilat e l'area del Mar Morto, si sono trasformate in centri di accoglienza, dimostrando la solidarietà e l'empatia di fronte a questa crisi senza precedenti.
Il Vicepresidente Marketing e Vendite del Ramada Netanya, Shai Greenboim Lifshitz, ha osservato: "Abbiamo accolto le famiglie del sud a braccia aperte, prendendo nota di tutte le loro esigenze dietetiche e accettando persino animali domestici, trasformando l'hotel in una vera casa temporanea".