Viaggi studio: come cambiano mete, motivazioni e impatto tra generazioni
La nuova indagine WEP-YouGov rivela come i viaggi studio si evolvono tra generazioni, tra nuove mete, sostenibilità e valore per il futuro.
Negli ultimi anni, i viaggi studio hanno subito diverse trasformazioni. Il confronto tra generazioni aiuta ad evidenziare come sia cambiata la percezione dei fattori che influenzano le scelte dei partecipanti, dalla selezione delle destinazioni e delle organizzazioni di riferimento fino al valore attribuito a questa esperienza in ottica professionale.
In occasione del trentesimo anniversario in Italia, WEP, organizzazione nel settore degli scambi culturali e linguistici nel mondo, ha commissionato un sondaggio all’istituto di ricerca YouGov per analizzare l’evoluzione del settore.
“Grazie a questa indagine, possiamo delineare la crescita significativa dell’esperienza dei viaggi studio negli ultimi anni che ci mostra come un italiano su tre abbia scelto di intraprendere un percorso di apprendimento all’estero", commenta Lorenzo Agati, CEO e Founder di WEP Italia. "Per gli intervistati, i viaggi studio rappresentano un connubio tra formazione, cultura e opportunità globali, affermandosi come un vero e proprio ponte verso il futuro”.
La scelta della destinazione: dal predominio di USA e UK all’ingresso di Australia, Canada e Paesi asiatici
La metà degli italiani (51%) pensa che le destinazioni offerte oggi siano più diversificate rispetto al passato. 1 italiano su 3 ritiene che l’offerta delle organizzazioni si sia uniformata (8%) e che solo alcune realtà del settore propongano destinazioni di nicchia ed emergenti (22%).
Negli ultimi trent’anni si è registrata una trasformazione nella percezione delle mete ideali con un cambiamento significativo. In passato, le mete più ambite erano il Regno Unito (68%) e gli Stati Uniti (43%). Adesso, pur restando le mete più popolari, il Regno Unito registra un calo significativo, scendendo al 50% (-18 punti percentuali) mentre gli Stati Uniti si attestano al 57%.
Nel frattempo, altri Paesi hanno intanto guadagnato terreno: l’Australia è passata dal 7% al 28%, il Canada dall’8% al 22%, mentre i Paesi asiatici hanno segnato l'incremento più marcato, passando da meno del 4% a un rilevante 28%, con un picco del 41% tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni.
Come si sceglie una destinazione
Tra i principali fattori che influenzano la scelta della destinazione, sul podio si trova in primis la lingua che si desidera imparare (67%), seguono le opportunità offerte da scuole e università (55%), e infine la cultura del Paese (34%). Altri elementi che giocano un ruolo significativo sono il costo della vita (33%), la reputazione degli istituti di formazione e le possibilità di networking. I più giovani, inoltre, attribuiscono maggiore importanza all’aspetto ludico e alla percezione di una destinazione come 'cool', fattori citati rispettivamente dal 26% e dal 34% degli intervistati.
Formazione 3.0 e viaggi studio tra AI e post-pandemia: nuove sfide per il settore
Per oltre 8 italiani su 10, la digitalizzazione ha semplificato l’organizzazione di un viaggio studio. Tuttavia, i più giovani appaiono meno consapevoli di questo cambiamento.
Sul fronte dell’innovazione tecnologica, l’adozione di corsi online e strumenti di intelligenza artificiale non sembra aver sostituito l’esperienza dei viaggi studio: la metà degli italiani ritiene che queste soluzioni non possano eguagliare il valore formativo e culturale di un’esperienza all’estero. Solo il 7% è convinto che la tecnologia abbia completamente preso il posto dei viaggi studio, percentuale che si alza fino all’11% per la Gen X e i Millennial.
Oltre alla digitalizzazione, un altro tema di grande attualità è l’impatto del post-pandemia sui viaggi studio, con percezioni diverse a seconda delle generazioni. Circa un terzo dei giovani tra i 18 e i 34 anni (33%) ritiene che la pandemia abbia rafforzato l'importanza di vivere esperienze formative all'estero. Al contrario, più di un quarto degli over 55 (28%) vede il Covid-19 come un fattore che ha messo in luce alcune fragilità delle giovani generazioni, riducendo la loro propensione ad allontanarsi da casa e dalla propria zona di comfort.
Il ruolo dell’organizzazione: la formazione pre-partenza come valore aggiunto
Il supporto dell’organizzazione nella preparazione di un viaggio studio è ritenuto fondamentale: oltre 1 italiano su 2 (58%) considera essenziale ricevere supporto prima della partenza, con l’83% dei rispondenti che sottolinea l’importanza della formazione pre-partenza e 7 italiani su 10 che la ritengono un fattore determinante per il successo dell’esperienza. Inoltre, il 77% ritiene cruciale affidarsi a un’organizzazione specializzata per pianificare al meglio il proprio viaggio studio all’estero.
E, in linea con le tendenze del momento, anche la sostenibilità gioca un ruolo centrale nelle scelte: per 6 italiani su 10 conta il fatto che un’organizzazione di viaggi studio possieda certificazioni ambientali, e per quasi la metà (48%) la presenza di queste certificazioni ne influenza le decisioni.
Ombre sul mappamondo: le barriere (ancora) da superare
Sebbene negli ultimi trent'anni 1 italiano su 3 abbia vissuto l'esperienza di un viaggio studio, vale la pena soffermarsi sulle ragioni che al contrario hanno determinato la volontà di non partire.
Il principale ostacolo è rappresentato dai costi (44%), 4 italiani su 10 percepiscono queste esperienze come elitarie, un retaggio di quando le opportunità di studio all’estero erano più limitate e meno accessibili.
I più giovani evidenziano alcune preoccupazioni legate all’impatto sulla propria carriera scolastica o universitaria (11%), temendo possibili interferenze con il proprio rendimento accademico. Tuttavia, sebbene il 21% di chi è partito abbia riscontrato qualche sfida nel rientrare nei ritmi di studio e recuperare verifiche ed esami, quasi la metà (45%) afferma che questa esperienza ha avuto un effetto positivo sulla propria media scolastica, dimostrando che i benefici formativi possono superare le iniziali preoccupazioni.
L’impatto dei viaggi studio si riflette concretamente tanto nella sfera personale quanto in quella professionale dei partecipanti: secondo 9 italiani su 10, si tratta di un’esperienza utile per il proprio futuro lavorativo.
Dal punto di vista delle competenze, infine, il viaggio studio all’estero permette di potenziare le capacità linguistiche (53%), la capacità di cavarsela da soli (46%) e qualità relazionali come la tolleranza (42%) e l’empatia (35%).
Nonostante le luci accese sui benefici formativi e professionali, i viaggi studio restano per molti un privilegio più che una possibilità. Ma se è vero che ogni esperienza all’estero amplia i confini della mente, allora il domani del settore non può che passare da un impegno collettivo: rendere l’educazione globale un diritto, non un lusso.